A proposito di Luke

Una foto di A proposito di Luke

A proposito di Luke

Il film sarà proiettato sabato 18 marzo all’interno dell’evento Aspie Saturday Film, che si tiene presso la sede di Roma di CuoreMenteLab, dalle ore 16.30 alle ore 19.30. Clicca qui per prenotare gratuitamente.

Nel 2012, anno di uscita di questo A proposito di Luke, l’autismo al cinema era (già) tutt’altro che un oggetto sconosciuto. Tuttavia, di questa opera prima di Alonso Mayo (regista peruviano trapiantato negli USA, precedentemente specializzato in documentari) stupisce soprattutto la freschezza. A proposito di Luke, arrivato in Italia solo sul piccolo schermo e con anni di ritardo, non ha paura di risultare politically incorrect, con la sua scelta di mantenere un approccio lieve e ricco di humour al tema dell’autismo privo di disabilità intellettiva: tuttavia, a differenza di opere come lo svedese Simple Simon (di due anni precedente), il terreno su cui il film di Mayo si muove è decisamente realistico, direttamente legato al tirocinio professionale che il regista fece, nel periodo finale della sua formazione, presso un centro specializzato, quando aiutò a confezionare una serie di video di supporto professionale per giovani autistici. Frutto di uno studio accurato, e di un attento lavoro di regia, il giovane Luke interpretato da Lou Taylor Pucci cattura al meglio le movenze, la riconoscibile mimica facciale, l’emotività unica e così singolarmente espressa, di un giovane autistico HFA. In una condizione articolata su uno spettro così vario, e difficilmente riducibile a un insieme predeterminato di tratti, la prova del protagonista parla direttamente ai nervi, ai sensi e alla testa di chi vive direttamente la condizione autistica, così come a quelli dei loro familiari.

Il pregio principale di A proposito di Luke sta proprio in questo suo sapersi muovere tra intrattenimento divulgativo e rappresentazione realistica, tra la dimensione dell’esemplificazione di una condizione (schematizzata e portata sullo schermo, con lo scopo di risultare leggibile per il maggior numero possibile di spettatori) e la sua resa puntuale. Così, il film sceglie volutamente di sfumare gli aspetti sensoriali della condizione del protagonista, mette tra parentesi i dettagli del suo passato (limitati all’esplicitazione del – necessario – background familiare), e si concentra direttamente sul presente. Una storia (come recita il titolo originale The Story of Luke) tutta da scrivere, quindi, radicata in una nuova consapevolezza (quella di un venticinquenne autistico che prende coscienza per la prima volta della sua necessità – e della sua scoperta capacità – di badare a se stesso) nonché proiettata verso il futuro. Quello di Luke, a ben guardarlo, è una sorta di romanzo di formazione sui generis, che prende i suoi elementi dalla vita, dalla storia personale, dal background del protagonista, nutrendosi direttamente di un ottimismo e di una determinazione (quella dell’intelligenza) che lo spettatore distratto, al primo apparire sullo schermo del protagonista, potrebbe non riconoscergli. Dal confronto con le persone intorno a sé, e dalla fuoriuscita forzosa da un guscio che scopre andargli stretto, Luke intuisce l’esistenza di un suo possibile posto nel mondo. E lo persegue, con la determinazione inesausta e il focus sull’obiettivo tipici di molte persone autistiche.

La dimensione del confronto con l’universo neurotipico (ma il film sembra invero suggerire l’assenza – o almeno l’estrema eterogeneità – della condizione così definita) è un altro dei punti di forza del film di Alonso Mayo, sorprendentemente equilibrato nel suo rifiuto di delineare un mondo in bianco e nero. I personaggi (a partire dagli inizialmente odiosi tutori di Luke, i suoi zii e cugini) mutano nel corso della trama, evolvono, mostrano lati inaspettati del loro carattere; crescono, persino, proprio come lo stesso protagonista. A funzionare, nel film, è proprio questo equilibro di sguardo, questo rifiuto consapevole del manicheismo, nonché questa capacità così puntuale (ed empatica) nel penetrare le vite di tutti, svelandone le intime speranze, disillusioni e debolezze. Il tutto viene declinato nei toni di una commedia, raccontato con un ritmo sostenuto, sorretto da un humour lieve e garbato, che non distorce la realtà ma offre solo un particolare sguardo, con un’ottica personale eppur partecipe, sulle vicende dei protagonisti. La storia del film, alla fine dei suoi 95, densi, minuti, non trova una sua vera conclusione: molti dei suoi nodi restano aperti (in primis quello dell’incontro, ad alto contenuto emotivo, consumatosi nella gioielleria), lasciando allo spettatore la semplice consapevolezza dei semi piantati dal protagonista. Una parentesi nel racconto di una vita, quindi, quella di A proposito di Luke: ma una parentesi dalla quale si esce con un sorriso, oltre che con un innegabile senso di fiducia, che sfida anche gli eventi più duri che vediamo rappresentati sullo schermo.

Condividi questo post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *